I SAMHITAS sono una collezione di inni che formano la letteratura ARIANA e uniti tutti insieme sono considerati il libro piu’ antico in assoluto al mondo. Qui sono raccolte le canzoni, ispirazioni, domande, metodi e preghiere dedicate a diversi DEVAS, (divinita’), come ad esempio INDRA, VARUNA, MITRA, PARJANYA ECC.
In alcuni testi e’ descritto anche l’utilizzo del SOMA, una speciale pianta da cui si ricavava un succo biancastro simile al latte e poi fermentato, e utilizzato occasionalmente per cerimonie speciali dato che aveva un potere intossicante.
Ad ogni modo SAMHITAS differisce da tutte le mitologie conosciute.
Il concetto di monoteismo infatti prevale gia’ dalle prime e piu’ antiche parti dei testi.
Gli ARIANI dopo aver esaminato la possibilita’ di una visione monoteista la scartarono perche’ considerata inappropriata, anche se tuttavia troviamo scritte queste definizioni: “ L’intero universo riposa in lui” – “Tu sei il custode di tutti i cuori.”
Il professore Max Muller riprese il termine HENOTHEISM coniato da Friedrich Schelling , per definire la particolare visione Hindu’. (Henotheism dal greco: un Dio. Il termine significa la credenza e culto di un solo Dio ma al tempo stesso la credenza nell’esistenza di altre possibili divinita’.)
Cosi la questione di come la mitologia Hindu’ potesse differire dalle altre emerse.
In quella Babilonese o in quella Greca troviamo che le divinita’ assumono una posizione di primaria importanza e che li rimangono; mentre tutte le altre divinita’ muoiono o spariscono.
Jehovaha, nel caso dei Molochs, divenne il Dio supremo degli Dei, mentre gli altri vennero dimenticati e persi per sempre.
Nel caso dei Greci, Zeus divenne un Dio di grandi proporzioni e dell’intero universo, mentre tutti gli altri vengono degradati in Angeli e Divinita’ inferiori.
Questo si ripete anche piu’ tardi quando il Buddhismo e il Jaianismo sorsero. In questo caso uno dei loro profeti, viene fatto diventare il Dio, come nel caso del Buddha e di Jina.
Questo e’ quanto avvenne, ma nel caso di SAMHITA troviamo l’eccezione.
Qui, un solo Dio viene venerato, ma allo stesso tempo ce ne sono tanti altri che, come descritto dai testi, occupano uno alla volta la posizione del Dio protagonista.
La spiegazione che troviamo sta in questa frase : “Ekam Sat Vipra Bahudha Vadanti” , ovvero : “Ciò che esiste in uno, i saggi lo chiamano in vari nomi.”
“Nel significato di questa frase c’e’ in realta’ tutto cio’ che dobbiamo realizzare.”
Questi testi risalgono a 8000 – 9000 anni fa’ ed e’ importante comprendere che tutte le religioni, qualsiasi nome abbiano, hanno lo stesso Dio.
Questa era la soluzione a cui erano arrivati a quel tempo.
Ma come abbiamo gia’ detto l’idea monoteista non soddisfava la mente Hindu’.
Secondo la metafisica e filosofia Hindu’ questo intero universo e’ formato da una massa di vibrazioni e di movimenti, ma ci sono anche periodi in cui questa intera massa di movimenti si placa e diventa piu’ delicata e sottile e resta in questo stato per un certo periodo di tempo.
Questo e’ lo stato descritto negli inni, tutto esiste senza movimento e senza vibrazione, ma quando la creazione inizia, quest’ultima crea vibrazione e tutto ha inizio manifestandosi.
Quello che esisteva cosi’ all’inizio cambia e diventa’ volontà, e tale volontà comincia a manifestarsi come desiderio.
Questo e’ importante da notare e ricordare, perché troviamo che questa idea del desiderio è considerata essere la causa di tutto quello che abbiamo.
Questa idea di volontà è stata la pietra angolare del sistema sia Vedanta che Buddhista, e più tardi, e’ penetrato nella filosofia Tedesca costituendo la base della filosofia di Schopenhauer : “Prima sorse il desiderio, il seme primordiale della mente. I saggi, ricercando nei loro cuori attraverso la saggezza, hanno trovato il legame, tra l’esistenza e la non-esistenza.”
La mente ARIANA e’ stata per lungo tempo alla ricerca di una risposta alle proprie domanda proiettandosi su evidenze esterne.
Hanno messo in discussione tutto quello che avevano attorno come il sole, la luna, le stelle e la natura intera e scoprirono in quella maniera anche i limiti di questa ricerca, arrivando alla conclusione che la natura nella migliore delle ipotesi poteva insegnare loro solo la presenza di un essere personale superiore, che è il sovrano dell’universo, ma niente oltre questo.
In breve osservando e studiando dal mondo esterno poterono solo ottenere l’idea di un architetto, ovvero quello che viene chiamata la teoria progettista.
Non è un argomento molto logico, come tutti sappiamo, c’è qualcosa di infantile in questo, eppure è l’unica cosa che possiamo sapere su Dio dal mondo esterno; che questo mondo ha richiesto un costruttore.
Ma questa non è la spiegazione dell’universo.
Molte menti si sarebbero gia’ fermate su queste osservazioni, ma la mente umana non poteva riposare lì, il pensiero e la mente intenta a comprendere e’ voluta andare oltre. Molti erano coloro che si fermarono a queste conclusioni e che non permisero ai saggi di crescere e andare avanti con facilita’.
Ma i saggi Indù di quel tempo continuarono perche’ volevano ottenere una soluzione, e a quel punto erano ormai pronti per lasciare la ricerca nell’esterno per addentrarsi in quella interna.
Compresero che non è con gli occhi e con i sensi che percepiamo realmente il mondo esterno anche se in molti continuarono a seguire cerimoniali religiosi e a sostenere una comprensione attraverso i sensi, i saggi sapevano di piu’ riuscendo ad entrare gia’ in contatto con il PURUSHA, con l’anima oltrepassando la barriera mentale e la concezione sensoriale. Cosi si creo’ una enorme differenza tra loro e gli altri.
L’intento qui e’ di cercare di tracciare il progresso delle idee spirituali, e possiamo solo accennare alcuni dei fattori della crescita. Le vecchie superstizioni continuarono a svilupparsi in una massa enorme di rituali, che crebbero fino a quasi uccidere la vita Hindu’.
Queste credenze ci sono ancora oggi e hanno permeato ogni parte della nostra vita e ci hanno fatto schiavi. Eppure, allo stesso tempo, troviamo una lotta contro questi riti e modelli fin dai primi giorni.
L’obiezione sollevata è questa, che l’amore per i cerimoniali, il vestirsi in certi momenti e maniere, il mangiare in un certo modo, e gli spettacoli e pagliacciate della religione sono solo a favore di una religione esteriore, questo perché si è soddisfatti con i sensi e non si vuole realmente andare oltre.
Questa è un enorme difficoltà per ogni essere umano perche’ la soddisfazione nei sensi, dicono i nostri saggi, è una delle cause che ha diffuso il velo tra la verità e noi stessi e da qui si è sviluppata in seguito la splendida teoria del Maya del Vedanta. Questo velo sarà la vera spiegazione del Vedanta, come la verità e’ in realta’ sempre stati li, tutte le volte, ed e’ stato solo questo velo ad averla coperta.
Così troviamo che le menti di questi antichi Ariani pensatori avevano iniziato un nuovo tema. Avevano realizzato che la ricerca esterna del mondo non avrebbe dato loro le vere risposte alle domande.
Hanno dovuto ripiegare sulla loro mente, e analizzarla a fondo per trovare la verità in loro stessi. L’osservazione del mondo fisico esterno ha i suoi grossi limiti ed e’ qui che inizia la vera filosofia dei VEDANTA, basandosi ora interamente sul mondo interno.
Fin dall’inizio dichiararono di non cercare la verita’ in alcuna religione sostenendo invece che è nell’anima umana il miracolo dei miracoli, nell’anima umana l’emporio di tutta la conoscenza, la miniera di tutta l’esistenza, ed e’ qui che dobbiamo cercare. “Ciò che non è qui non può essere altrove”.
Scoprirono passo dopo passo che ciò che è esterno non è altro che un riflesso opaco di ciò che è dentro.
Presero questa vecchia idea di Dio governatore esterno dell’universo e lo rimisero all’interno dell’universo.
Non e’ cioe’ un Dio astratto al di fuori di noi, ma è esattamente dentro di noi, e lo riportarono all’interno del cuore umano. “Dio e’ nel cuore degli uomini, l’uomo e’ l’anima delle anime e la realtà sta in noi.”
Alcuni chiarimenti vanno compresi, al fine di cogliere adeguatamente il funzionamento della filosofia Vedanta.
In primo luogo non è una filosofia, per come potremmo intendere quella di Kant e Hegel e non è un libro, o il lavoro di un solo uomo.
Vedanta è il nome di una serie di libri scritti in tempi diversi e i pensieri, per così dire, non sono stati tutti annotati in ordine progressivo.
A volte, in mezzo a delle idee diverse troviamo alcuni splendidi concetti in questa progressione di Upanishad.
In quel vecchio linguaggio cogliamo il funzionamento della mente di ognuno di quei dei saggi che è stato scritto in maniera chiara e diretta, e che diventano dal significato sempre piu’ sottile fino a raggiungere l’obiettivo del Vedanta, e questo obiettivo assume un senso filosofico.
Come all’inizio era una ricerca dei DEVAS, e poi sull’origine dell’universo, questa stessa ricerca matura e diventa piu’ filosofica e chiara : “l’unita’ di tutte le cose”.
Il Testo che avete appena letto e’ un riassunto tratto dai miei studi svolti sui libri di Swami Vivekananda.
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