Come descritto in HATHA YOGA PRADIPIKA, SWAMI SWATMARAMA ricorda che il SADHAKA (ovvero il praticante) non deve aderire a regole ferree e rigide.
Non e’ necessario mantenere rituali sociali o dottrine religiose per sviluppare progressi spirituali.
Il SADHANA (ovvero la pratica) non dipende da morali sociali e nemmeno i suoi effetti sono promossi da una pratica religiosa. Aderire a regole rende la mente rigida e stretta.
Lo YOGA si prefigge di espandere la coscienza, senza limite in questo. Uno Yogi dovrebbe avere la mente libera ed aperta.
Altri comuni ostacoli possono essere, come descrive Il TANTRARAJA TANTRA che nomina 6 ostacoli mentali o attitudini alla pratica dello Yoga:
1 KAMA: LUSSURIA
2 KRODHA : RABBIA
3 LOBHA : AVIDITA’
4 MOGA : INFATUAZIONE
5 ABHIMANA : VANITA’
6 MADA : ARROGANZA
La pratica dovrebbe essere svolta regolarmente, con costante ispirazione.
Ogni cosa che svolgiamo nella vita, dovrebbe ricordare la pratica: Ecco come superare gli ostacoli
Ad esempio nella dieta che assumiamo, il vestiario che scegliamo, le compagnie che si frequentano, l’acquistare materiali utili, le conversazioni, gli ambienti… ecc. Occorre per tanto coraggio, perseveranza e fiducia.
Durante il periodo di pratica potremmo trovare inutile essere in presenza di persone dalle piu’ basse aspirazioni, aspettative e principi.
Nel RAJA YOGA, le ASANA si riferiscono piu’ che altro a posizioni sedute, specifiche per la meditazione.
In HATHA YOGA e’ diverso. Le ASANA aprono i canali energetici e i centri psichici, purificano e preparano il corpo e la mente a pratiche piu’ elevate come il Pranayama e appunto la Meditazione.
L’HATHA e’ un processo di purificazione e controllo del corpo, ristrutturando il flusso del Prana, la mente viene man mano controllata e illuminata.
Quando si pratica, il Prana si muove liberamente e aiuta a rendere il corpo forte e a previene le malattie. Quando il Prana ristagna nel corpo i batteri prolificano. Il Prana si dovrebbe muovere nel corpo come lo scorrere dell’acqua.
La tensione e la rigidezza del corpo e’ legata a blocchi fisici e mentali e ad accumoli di tossine. Quando il Prana comincia a fluire le tossine vengono rimosse. Ed e’ solamente quando il corpo e’ regolato dalle ASANA e la dieta moderata che il SADHAKA dovrebbe iniziare con il Pranayama.
Il Prana e’ la forza vitale in continuo movimento ed il Pranayama e’ il processo interno con il quale aumentiamo le nostre riserve di Prana nel Corpo. Significa capacita’ Pranica – lunghezza Pranica. Il Pranayama e’ praticato per capire e controllare questo processo. Respirare e’ in diretta connessione con l’assorbimento del Prana nel Corpo.
Cio’ di cui ci nutriamo influenza di molto l’assorbimento del Prana, i cibi vengono appunto suddivisi in Satwici, Rajasici e Tamasici. Il Prana e la Mente sono fusi insieme e la fluttuazione di una influisce sull’altra. L’HATHA YOGA sostiene che controllando il Prana, la Mente verra’ automaticamente controllata.
La respirazione e’ infatti in diretta connessione con il Cervello e il sistema Nervoso Centrale, ed e’ uno dei piu’ importanti processi vitali dell’intero Corpo.
E ‘anche in connessione con l’Ipotalamo, il centro del cervello che controlla i processi emotivi, ed e’ responsabile per trasformare le percezioni in esperienze cognitive. Respirando in maniera errata e inconscia mandiamo segnali sbagliati al cervello e questo ci disturba notevolmente. Ci sono delle aree nelle mucose del naso che corrispondono all’intestino, quando questi impulsi che provengono dal naso sono aritmici, quest’ultimo risponde male. Essendo disturbati questi organi a loro volta mandano dei segnali al cervello causando disarmonia e squilibrio. Questo circolo e’ continuo.
Portando attenzione alla natura del nostro respiro l’intero sistema viene controllato. Quando tratteniamo il respiro fermiamo gli impulsi nervosi in diverse parti del corpo e armonizziamo le onde del Cervello. In PRANAYAMA e’ la durata della ritenzione (KUMBAKA) che dobbiamo aumentare. Piu’ lunga e’ e piu’ grande sara’ la separazione tra gli impulsi e i loro ricettori nel cervello. Se il respiro viene trattenuto per troppo tempo in maniera forzata subentra pero’ agitazione.
Patanjali definisce il PRANAYAMA come quello che c’e’ tra l’espirazione e l’inspirazione. Parlando tecnicamente infatti il Pranayama e’ solo ritenzione. La ritenzione e’ la fase piu’ importante perche’ prolunga il tempo di assorbimento del Prana, proprio come permette piu’ tempo per lo scambio di gas come ossigeno e anidride carbonica nelle cellule. La ritenzione del respiro permette di avere il controllo e di fermare le fluttuazioni del Cervello e della Mente, cosicche’ altre esperienze possano essere sviluppate e percepite. Quando affiniamo la nostra pratica ci ritroveremo ad un punto dove raggiungeremo un discreto livello di controllo sulla Mente.
Oggigiorno, le persone sono esposte a moltissimi fattori esterni disturbanti, questo approccio potrebbe essere molto difficile per molti di noi. Ci sono molte persone buone, caritatevoli e sensibili, ma se chiedimo loro di sedersi tranquillamente, fermare la mente e meditare, non riescono a farlo. Ma ad ogni modo e’ stato notato che attraverso la pratica delle Asana e il Pranayama, e’ possibile portare la Mente sotto un discreto controllo anche nell’uomo moderno.
In molte tradizioni Spirituali come il Sufismo, Buddhismo e Yoga, fu’ scoperto che attraverso il respiro si puo’ fermare la Mente e che si puo’ guadagnare la profonda coscienza che va oltre i limiti della Mente stessa.
Veramente interessante.