Meditazione
ADVAITA VEDANTA
La Meditazione “al di la’ del dualismo e non dualismo”.
Sri Rama Maharshi e il Self Enquire.
Non siamo la goccia d’acqua, ma l’acqua della goccia.
La mente, secondo la conoscenza Vedica, e’ considerata un organo interno, ma non fisico ovviamente.
E’ responsabile dell’elaborazione dei dati assorbiti dai cinque sensi per creare una realta’ empirica.
La nostra mente non sarebbe in grado di elaborare questi dati se non ci fosse una coscienza alle spalle.
Tutta la realta’ e’ frutto di una elaborazione di questi dati, sviluppati dalla mente attraverso i sensi.
Anche le situazione in cui viviamo e dove siamo cresciuti ci influenzano e ci convincono di questa realta’.
Ci sono due “Io”.
Il primo Io e’ la coscienza assoluta che e’ in ognuno di noi.
Il secondo Io e’ l’Io costruito, creato dall’interpretazione di questa realta’ che ci fa immedesimare nei ruoli che assumiano nella vita.
La pace, la felicita’, la gioia, non dipendono da fattori esterni e tanto meno dagli oggetti.
Gli stati emozionali, l’amore personale, le arrabbiature, sono solo a livello mentale.
Anche i desideri sono tendenze della mente.
Con il Self Enquire dell’antica tradizione Vedica, cerchiamo di essere gli spettatori di noi stessi, dei nostri desideri ed essere sempre meno distratti dai pensieri che sorgono dalla mente.
Sri Ramana Maharshi ci spiega che la mente non è altro che l’Io – pensiero. L’ego e la mente sono la stessa cosa. Tutte le altre facoltà mentali, come la memoria e l’intelletto sono solo questo. La Mente (manas), le tendenze mentali (chittam), l’intelletto (buddhi) e l’ego (ahamkara); sono tutti la stessa cosa. Questo è come la mente assume nomi diversi a seconda delle diverse funzioni che svolge. Anche quella che definiamo l‘anima individuale (jiva) non è altro che questa mente o ego.
Non dobbiamo associare noi stessi a cio’ che emerge nella mente, ma cercare di accettare, osservare e lasciare che i pensieri sorgano senza sopprimerli, dobbiamo essere spettatori e non impersonificarci in cio’ che la mente elabora della falsa percezione che crea.
Per essere in un vero stato cosciente dobbiamo essere consapevoli di essere spettatori. Se continuiamo ad essere attenti e focalizzati nel “non essere il protagonista”, ma lo spettatore, rimane in noi solo una leggera credenza di cio’ in cui ci immedesimiamo, fino a che non cadremo dal “palcoscenico” e ci renderemo conto del ruolo che stavamo interpretando.
Ci siamo associati a cose impermanenti, ma non lo siamo.
Ci siamo convinti di essere questo corpo, inseriti nel tempo, ma non e’ vero.
Non siamo cosa appare nello schermo della vita.
Dobbiamo osservare e distinguere cosa vediamo da cio’ che realmente siamo.
Il vero viaggio e’ di andare dall’ inreale al reale.
Durante la meditazione, chi e’ colui che medita? Medita il corpo fisico, medita la mente. Ma noi non siamo ne’ il corpo, fisico ne’ la mente, ma l’osservatore cosciente di entrambe.
E questo ci porta alla semplice presenza.
Portiamo molta attenzione all’Io, e’ il nostro primo pensiero, tutti i giorni e tutto il giorno, attraverso le emozioni, i pensieri e tutto il resto. Dobbiamo cercare di trasportare tutte queste attenzioni e rivolgerle nell’osservarci e focalizzarci sulla nostra vera natura.
La coscienza e’ uguale per tutti, tutti siamo quella realta’ che e’ la coscienza collettiva. Quello che sembra contraddistinguerci e’ la nostra storia, data dal luogo e dai condizionamenti sociali elaborati dalla nostra mente e dal programma elaborato per sopravvivere attraverso i sensi in questa realta’ fisica.
Ma ci siamo impersonificati nell’oggetto della coscienza, sia nel corpo che nella struttura mentale che ci identifica. Dobbiamo destrutturare la mente, calmarla e chiederci chi siamo realmente, un auto introspezione profonda e cosciente di chi siamo.
L’illuminazione, e’ un evento precluso solo al nostro secondo Io, al carattere, alla mente, ed e’ la realizzazione e comprensione di un concetto mal interpretato sulla nostra vera natura. Il nostro vero Io, quello fatto di coscienza assoluta, non necessita di nessuna illuminazione, non deve realizzare nulla, e’ gia’ realizzato. E’, ed e’ sempre stato. La coscienza e’ sempre presente.
“” Senza pranayama, le asana promuovono solo la salute. Senza le asana, i benefici del pranayama non possono essere sostenuti e integrati nel corpo. Senza asana e pranayama, la meditazione è una tigre senza denti …”” (Gregor Maehle)