Il secondo capitolo del testo Yoga Sutra di Patanjali e’ chiamato Sadhanapadah.
Qui vengono descritte le qualita’ necessarie per cambiare efficacemente la mente e gradualmente passare dallo stato di distrazione a quello di attenzione, del perche’ queste qualita’ sono importanti e cio’ che la loro pratica comporta.
- La pratica dello Yoga deve ridurre entrambe le impurita’ fisiche e mentali. Deve sviluppare la nostra capacita’ di un esame di coscienza ed aiutarci a capire che nell’analisi finale, noi non siamo i maestri di tutto cio’ che facciamo. 2/1
- A questo punto tali pratiche certamente rimuoveranno gli ostacoli verso la chiara percezione. 2/2
- Gli ostacoli sono gli equivoci, le false identita’, il troppo attaccamento, l’irragionevole odio ed insicurezza. 2/3
- Gli equivoci sono la fonte di tutti gli ostacoli. Essi non appaiono tutti simultaneamente e il loro impatto varia. A volte sono oscuri e a mala pena visibili. Altre volte sono esposti e dominanti. 2/4
- Gli equivoci portano ad errori di comprensione del carattere, origine ed effetti dell’oggetto percepito. 2/5
- Risulta una falsa identita’ quando consideriamo le attivita’ mentali come la vera fonte di percezione. 2/6
- Un attaccamento esagerato si basa sul presupposto che contribuira’ ad una felicita’ senza fine. 2/7
- L’irragionevole odio e’ di solito il risultato di esperienze dolorose del passato, connesse a particolari oggetti e situazioni. 2/8
- L’insicurezza e’ un innato senso di ansia su cio’ che deve venire. Colpisce entrambi sia gli ignoranti che i saggi. 2/9
- Quando l’ostacolo non sembra essere presente e’ importante essere vigili. 2/10
- Si percepiranno consigli verso uno stato maggiore di riflessione per ridurne l’impatto e prevenire che prendano il sopravvento. 2/11
- Le nostre azioni e le loro conseguenze sono influenzate da questi ostacoli. Le conseguenze potrebbero o non potrebbero essere evidenti al momento dell’azione. 1/12
- Fino a che l’ostacolo prevale, essi influenzeranno le azioni in ogni esecuzione, durata e conseguenza. 2/13
- Le conseguenze di un azione saranno dolorose o benefiche. Dipende se gli ostacoli erano presenti nella concezione o implementazione dell’azione. 2/14
- Effetti dolorosi da ogni oggetto o situazione possono essere il risultato di uno o piu’ dei seguenti cambiamenti nell’oggetto percepito; il desiderio di ripetere piacevoli situazioni e i forti effetti di condizionamento del passato. In piu’, i cambiamenti all’interno dell’individuo, sono fattori che contribuiscono. 2/15
- Dolorosi effetti che sono probabili accadere dovrebbero essere anticipati ed evitati. 2/16
- Le cause d’azione che producono effetti dolorosi e’ l’incapacita’ di distinguere cio’ che e’ percepito da cio’ che percepisce. 2/17
- Tutto cio’ che e’ percepito include non solo l’oggetto esterno ma anche la mente e i sensi. Essi condividono 3 qualita’ : pesantezza, attivita’ e chiarezza. Hanno 2 tipi di effetti : per esporre colui che percepisce alle loro influenze o per fornire i mezzi per trovare la distinzione tra loro e se stessi. 2/18
- Tutto cio’ che e’ percepito e’ relazionato attraverso la condivisione comune delle 3 qualita’. 2/19
- Colui che percepisce non e’ soggetto ad eventuali variazioni. Ma percepisce sempre attraverso la mente. 2/20
- Tutto cio’ che puo’ essere percepito ha un solo scopo : di essere percepito. 2/21
- L’esistenza di tutti gli oggetti percepibili e la loro apparenza e’ indipendente dalle necessita’ dell’individuo. Essi esistono senza referimento individuale, per soddisfare le diverse esigenze dei diversi individui. 2/22
- Tutto cio’ che e’ percepito, qualsiasi cosa sia, e qualsiasi siano gli effetti su un particolare individuo, ha un’unico scopo . Ed e’ di chiarire la distinzione tra l’esterno che e’ visto e l’interno che vede. 2/23
- L’Asana deve avere la duplice qualità di vigilanza e relax. 2/46
- Queste qualità possono essere ottenute riconoscendo e osservando le reazioni del corpo e il respiro nelle varie posture che compongono la pratica delle Asana. Una volta noto, queste reazione possono essere controllate passo per passo. 2/47
- Quando questi principi vengono seguiti correttamente, la pratica delle Asana aiuterà la persona a sopportare e anche ridurre al minimo le influenze esterne, come l’età, il clima, la dieta e il lavoro fisico. 2/48
- Il Pranayama è la coscienza, la regolamentazione deliberata del respiro, sostituendo i modelli non coscienti della respirazione. E ‘possibile solo dopo una padronanza ragionevole delle Asana. 2/49
- Comprende la regolazione dell’esalazione, inalazione e sospensione del respiro. La regolazione di questi tre processi e’ raggiunto attraverso le modulazione della lunghezza, e il mantenimento di questa modulazione per un periodo di tempo, e anche il focus delle mente durante questo processo. Questi componenti del respiro devono essere sia lunghi che uniformi. 2/50
- Allora il respiro trascende il livello della coscienza. 2/51
- La pratica regolare del Pranayama riduce gli ostacoli che inibiscono una chiara comprensione. 2/52
- La mente e’ ora pronta verso la direzione del goal stabilito. 3/53
- La moderazione dei sensi, Pratyahara, che e’ il quinto aspetto dello Yoga e’ ora definito. 2/54
- Poi i sensi sono dominati. 2/55
Secondo capitolo. Yoga Sutra di Patanjali: SADHANAPADAH.
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